venerdì 29 maggio 2009

FACEBOOK=ZORRO?


La cattiva nomea che ha avvolto Facebook nelle ultime settimane non cessa di diminuire, tra gli adescamenti delle tredicenni e la fatwa indonesiana, ma si sa un social network non è altro che una comunità virtuale dove le problematiche di tutti i giorni trovano un loro disegno parallelo. Ecco allora che i casi di pedofilia, i raggiri, gli scambi di identità e le rivoluzioni culturali che da sempre popolano i titoli dei quotidiani trovano un nuovo terreno su cui agire indisturbati, ma come si suol dire "non tutto il male viene per nuocere".
Se da una parte Facebook ha in un qualche modo incoraggiato il proliferare di situazioni penalmente sanzionabili, dall'altra ha fatto da gancio alla polizia mettendo dietro le sbarre una ragazza madre, che dichiarandosi tale si era intascata 6519 dollari tra aiuti per la casa e detrazioni fiscali, senza ovviamente averne alcun diritto poiché sposata. L'errore di questa trentacinquenne inglese è stato infatti pubblicare il suo certificato di matrimonio dichiarandosi felicemente sposata sul popolarissimo social network, dove è stata abilmente smascherata e condannata a 120 ore di servizi sociali dalla Corte di Coventry.

La rete prende e toglie, mi verrebbe da concludere, non è una strada a senso unico: è un palcoscenico dove giornalmente i destini di milioni di persone si incontrano, tra bene e male. Facebook ci sorveglia, a volte rendendo migliore questo mondo e a volte peggiorandolo, e se e quando passerà di moda certamente una nuova invenzione comunitaria prenderà il suo posto. Ormai è già da un pezzo che abbiamo salutato quella cosina di nome privacy...quindi amare o odiare Fb? Questo è il dilemma!

lunedì 25 maggio 2009

SOLO LA FRANCIA RISPONDE PRESENTE

Delusione totale. Su tutti i fronti. Sono ormai passati più di dieci giorni dal mio esperimento che vedeva coinvolti alcuni importanti siti istituzionali, ma ho aspettato invano che le mail di risposta riempissero la mia casella postale. Solamente il governo francese si è degnato di rispondermi in data 18/05, quindi ben 5 giorni dopo l'invio della mia semplice domanda, mentre dagli altri sono stata totalmente snobbata. Vi trascrivo il messaggio da me ricevuto come testimonianza della mia ricerca:





Che dire? Dal sito del governo italiano ovviamente non mi aspettavo nulla visto che non ho nemmeno avuto l'opportunità di mettermi in contatto con chi di dovere, ma dalla Casa Bianca e dall'UNESCO un cenno di presenza era auspicabile, così come dalla Germania e dall'UE. Io stenderei un velo pietoso perché una simile figuraccia è inconcepibile, ma ciò dimostra quanto il mondo non sia ancora pronto alla comunicazione in rete: la vetrina c'è, ma quando si va alla cassa per pagare si scopre che non è presente nessun commesso.

martedì 19 maggio 2009

La loi est française, l'illégalité mondiale

Una legge dura, quella voluta da Nicolas Sarkozy. Le lamentele piovono e in migliaia si chiedono come faccia il presidente a non essere ancora morto dopo tutte le ingiurie che gli sono state rivolte. Già perché è stato proprio il capo dello stato francese ad imporsi con tutte le sue forze affinché la normativa fosse approvata dal Senato, e dopo la prima bocciatura finalmente l'HADOPI è realtà: i contenuti scambiati in rete saranno sottoposti a controlli e nel caso si venga scoperti intenti a violare il diritto d'autore scatta l'ammonizione.
E dai uno, dai due e dai tre, la sbadataggine degli utenti no
n è più tollerata: ci si vede recapitare un bel cartellino rosso e furenti ci si siede in panchina per un minimo di due mesi ad un massimo di dodici, durante i quali bisognerà comunque provvedere a pagare con regolarità il proprio abbonamento.
Co
me dire, oltre al danno anche la beffa! Una normativa agghiacciante, verrebbe da commentare, ma la Francia si è già schierata fin dalla sua proposta, e le quotazioni di Sarkozy continuano a scendere drasticamente. Nulla vieta che una legge del genere oltrepassi le Alpi, ma nel frattempo mi pare più opportuno trascrivere le opinioni di chi la situazione la sta vivendo sulla propria pelle, e per par condicio ho intervistato 3 persone di generazioni diverse nella speranza che abbiano quindi 3 differenti rapporti con la rete: mia nonna, mia madre e mio cugino, tutti francesi risiedenti in Francia.
Mia nonna ha prevedibilmente espresso il suo favore nei confronti dell'
HADOPI, consapevolmente ignorante in materia di download legale o meno, vedendo la pirateria informatica come un crimine a cui è necessario stabilire un limite, ma schierandosi al contempo in favore della libertà degli utenti passata drasticamente in secondo piano.
Una persona di più larghe vedute come può invece essere mia madre ha invece sproloquiato sulla lunga vita che l'illegalità ha alle spalle, basti pensare quando si doppiavano le cassette musicali o le
VHS, ma nessuno è mai intervenuto nonostante fosse una pratica alquanto diffusa, e tempo qualche mese si saranno già escogitati nuovi metodi in barba alle feroci ammonizioni presidenziali, perché il progresso non si può fermare e internet è ormai parte integrante della nostra vita.
L'opinione di un giovane è sicuramente più vicino a noi studenti, e riflette a grandi linee i
l pensiero comune dei navigatori più o meno esperti: la rete è costituita da strade su cui ogni giorno cadono dei grossi macigni, ma puntualmente arrivano delle scavatrici a liberare la carreggiata, che risulterà sempre più sgombra.
Quale può essere dunque una soluzione attuabile, che non crei danni a nessuna delle due parti in causa? Io ci ho riflettuto a fondo, e ho ipotizzato
un possibile sistema i cui dettagli dovrebbero comunque essere discussi a lungo: integrare all'abbonamento una cifra più che ragionevole che andrà direttamente in tasca agli autori, i quali vedranno così internet come un ulteriore negozio in cui vendere i propri CD o DVD (per esempio, anziché pagare 20 euro al mese per la semplice connessione se ne spendono 27, e questi 7 euro sono il guadagno che la rete frutta, e vengono intascati a prescindere del numero di download al mese). Come ho già puntualizzato questo non è che un abbozzo, ma prevede di risolvere le problematiche legate alla pirateria informatica incoraggiandola piuttosto che frenarla, poiché il progresso è in quella direzione che procede.



venerdì 15 maggio 2009

SE VOTI, IO COMMENTO!


Quattro giorni fa si è concluso il sondaggio da me pubblicato a proposito dei siti di alcune agenzie di stampa. Io ne proponevo quattro (ANSA.it, AFP.com, DPA e AP) e chiedevo quale tra questi fosse semplicemente il migliore, lasciando quindi ad ognuno una libera interpretazione dell'aggettivo migliore a seconda dei propri canoni valutativi. Come volevasi dimostrare ANSA non ha ricevuto nemmeno un voto essendo l'homepage troppo caotica, e questo perché ha preferito puntare sulla quantità delle notizie a scapito della loro qualità, risultando così un autentico marasma di foto e news che si accavallano una sopra l'altra.
AFP e AP hanno invece totalizzato un positivo 50% a testa grazie alla trasparenza delle home, che non buttano troppa carne al fuoco ma raggruppano le notizie sotto i vari argomenti presenti nei menu tematici.
L'ANSA ha però dovuto condividere l'ultimo posto con la Deutsche Presse-Agentur (DPA), risultato che mi ha lasciata leggermente perplessa: il sito è fruibile, l'accostamento bianco-verdino è riposante per gli occhi dei visitatori, e i menu a scomparsa evitano un fastidioso riempimento della pagina, permettendo una buona navigabilità. Sicuramente si tratta di un'agenzia meno conosciuta delle precedenti, ma a parer mio è la sua accessibilità in tedesco-inglese-spagnolo ad avercela fatta escludere a priori, perché vogliamo a tutti i costi l'italiano, e se non c'è passiamo oltre.

mercoledì 13 maggio 2009

PROVIAMO AD INDAGARE...





Recentemente ho discusso dell'importanza di avere un sito efficace e ben strutturato, così ho voluto condurre una piccola ricerca personale sulla loro effettiva solerzia. Le homepage sulle quali è ricaduta la mia scelta sono quelle dei siti istituzionali del governo italiano (www.governo.it), francese (www.elysee.fr), tedesco (www.bundestag.de) e statunitense (www.whitehouse.gov), della Salute Pubblica dell'UE (www.ec.europa.eu/health-eu/) e dell'UNESCO (www.portal.unesco.org).
La domanda che ho postato era sempre la stessa e non richiedeva conoscenze particolari da parte dei riceventi, in modo da poter effettivamente valutare la loro tempistica; mi sono presentata come una studentessa di giornalismo curiosa di sapere ogni quanto il sito venisse effettivamente aggiornato, poi ho scritto i miei dati anagrafici e ho premuto il tasto invio. Un iter abbastanza semplice oserei dire. Ma non tutti hanno adottato la stessa procedura di contatto. Se il governo italiano ha optato per un approccio indubbiamente più anonimo indicando semplicemente l'indirizzo mail a cui inoltrare le proprie domande (mi vergogno a precisare che il link in questione non si apre neanche, ed è in casi come questi che mi ritengo fortunata ad avere una doppia nazionalità!), e la Casa Bianca richiede obbligatoriamente una residenza negli USA, gli altri quattro hanno abbracciato una procedura pressoché equivalente dal positivo impatto visivo. E' infatti sufficiente riempire i vari campi (nome, cognome, indirizzo ecc...) e selezionare la tipologia della domanda che si vuole porre; ciò implica una comunicazione più diretta e mirata, ci si sente già in partenza partecipi delle decisioni prese dall'organo in questione, e il venir presi in considerazione non è un lontano miraggio.

A breve posterò le (spero numerose) mail di risposta, con l'augurio che i più ritardatari si mettano all'opera.


martedì 12 maggio 2009

GF AD URBINO


Viviamo nell'era dei reality show e delle paparazzate ad ogni costo, passiamo le serate incollati alla televisione pronti a silurare il capro espiatorio di turno con un semplice sms, spettegoliamo senza distinzione di colpe sulle vicende dell'inquilino del secondo piano, e creiamo una nostra pagina facebook solamente per scavalcare quell'ingombrante macigno chiamato privacy, giusto per essere informati in tempo reale sui nuovi flirt amorosi dell'ex compagno di scuola, che a dirla tutta non ci è poi così simpatico.
Eccola qui dunque la vita del XXI secolo: sempre più multimediale e desiderosa di appropriarsi dell'angolo virtuale che ancora non le appartiene, come se ci trovassimo nel clou di un avvincente gioco di ruolo da cui è impossibile uscire.
Emblematica mi è parsa la triste vicenda che ha coinvolto un anziano di Reggio Emilia in visita ad Urbino, colto da un infarto mentre si trovava in fila a Palazzo Ducale; i vigili urbani erano presenti ma a nulla sono valsi l'autorità e il timore che una divisa dovrebbe incutere, ed ecco che la tragedia supera il limite imposto dalla comune decenza: avanzare a passo d'uomo non è mai stato così piacevole, ed è davvero una fortuna avere la digitale a portata di mano. Gli scatti in direzione del cadavere si susseguono per ben 40 minuti, e quel corpo esanime ricoperto da un comunissimo lenzuolo diventa la nuova attrattiva.

Direi che è un'immagine che si commenta da sola, ma un dubbio sul comportamento dei turisti mi sorge: era tutta gente che aspettava il proprio turno per ammirare una mostra di Raffaello, quindi dedita all'arte e al mistero della vita in essa racchiusa, persone con una spiccata sensibilità capaci di emozionarsi davanti ad un dipinto o ad una scultura. Questo è ciò che avrei associato ai protagonisti della situazione, ma evidentemente mi sbagliavo: l'inciviltà vive in tutti noi, e il parallelismo arte-umanità non ci appartiene più.

Cosa li ha dunque spinti ad agire in questo modo? Pensavano forse di trovarsi nel bel mezzo di un qualche programma televisivo? Probabilmente la finzione e la realtà si sono fuse facendo credere ai visitatori di essere le comparse in un nuovo episodio dei
RIS, o addirittura di essere tra i fortunati partecipanti di un nuovo gioco televisivo in cui venivano eliminati uno ad uno sul modello dei Dieci Piccoli Indiani di Agatha Christie, solo che qui non c'era nessun televoto. Era semplicemente giunta la sua ora. E i fotografi non erano stati invitati.



venerdì 8 maggio 2009

REPUBBLICA.IT: PERCHE' LEGGERLA


Gli elementi da considerare per stabilire quale sia il quotidiano online più letto sono sicuramente gli utenti giornalieri mensili, il numero di pagine visitate e il tempo di permanenza. Uno dei quotidiani più seguiti è sicuramente Repubblica.it, principalmente per abitudine ma anche per la scelta dei contenuti e per il suo rapido aggiornamento.
Apro il sito alle 16.08 e l'ultimo aggiornamento risale alle 15.59, ma il prossimo è alle porte: alle 16.14 abbiamo un cambio di immagine e lo spostamento di un paio di notizie; dunque ben 15 minuti tra una versione e l'altra, pochi per chi non è del mestiere, ma troppi per una testata online di questo calibro, giustificati però dal fatto che la giornata di oggi possa essere classificata come tranquilla.
I bisogni del lettore sono presi in considerazione innanzitutto per la chiarezza dell'homepage, poi per la scomparsa di buona parte della pubblicità -e quella che c'è non è totalmente denunciata come tale- passa in un qualche modo in sordina: abbiamo dunque un rispetto per il navigatore che non si trova sommerso da messaggi pubblicitari con la conseguenza di essere impossibilitato a leggere. Nonostante la prima pagina sia molto lunga, oserei dire in maniera quasi eccessiva, l'impatto visivo non è comunque straniante, e il bianco scelto per lo sfondo aiuta l'occhio ad orientarsi.
Un grande vantaggio del web da non sottovalutare rimane comunque l'opportunità di pubblicare più foto (a colori!) senza dover scegliere quale sia la più incisiva tra quelle disponibili, e spesso una galleria fotografica racconta più di tante parole, è più incisiva e trasmette una valanga di emozioni che avvolge il visitatore del momento.





mercoledì 6 maggio 2009

ORMAI TUTTO FA NOTIZIA



Per essere considerata tale una notizia deve rispettare alcuni requisiti (i cosiddetti VALORI NOTIZIA) che possano renderla per l'appunto notiziabile, come la novità, la vicinanza, la comunicabilità, la conflittualità, l'interesse umano e il prestigio sociale. Fondamentale è infatti avere un contenuto che sia ignoto ai lettori, che geograficamente ed emotivamente parlando sia loro vicino, che sia facile da comunicare e in cui sia possibile individuare un conflitto manicheista con tanto di identificazione di vincitori e vinti, in cui venga dosata la giusta miscela di emozioni e sofferenze assicurandoci la classica lacrimuccia che riga il viso, ed infine uno sguardo al concetto di status sociale.
Ovviamente mi sono limitata ad elencare i più importanti, ma non è la lista dei valori notizia l'obiettivo che voglio raggiungere: il focus sul quale stringerò l'obiettivo è un articolo apparso sulla home page de Il Messaggero riguardante una predilezione per le ragazze finlandesi da parte del nostro premier. Devo ammettere che quando i miei occhi si sono posati su quel titolo quasi a tema adolescenziale sono rimasta incredula, non riuscivo a capacitarmi dell'importanza attribuita dal giornalista ad una battuta così infelice («Amo la Finlandia e le finlandesi, purché siano maggiorenni...»), e mi sono ritrovata a riflettere.
E' vero, siamo in Italia, adoriamo imbrattare le pagine dei quotidiani con le ultime vicende sentimentali della velina di turno, i divorzi della gente famosa ci affascinano e ne sappiamo sempre una più del diavolo su tizio e caio (non per niente erano anni che dicevamo che tale fatto sarebbe andato a finire così!), mettiamo la politica e l'economia sempre in secondo piano salvo poi ripescarle quando il gossip ci si infiltra, e le gaffes altrui sono il nostro pane quotidiano.
Dopo queste riflessioni la notizia sui gusti di Berlusconi in fatto di ragazze non mi ha stupito più di tanto, nonostante i requisiti necessari per concederle uno spazio sulla pagina fossero abbastanza esigui, e lo stupore ha pian piano lasciato il posto ad una risata amara che non ha neppure avuto il coraggio di uscire, forse per la vergogna... la stessa vergogna che non ha impedito una posizione di rilievo all'articoletto amoroso in questione, anche a scapito della tragedia che si è consumata in Turchia durante una cerimonia nuziale.