venerdì 26 agosto 2011

HORRIBLE BOSSES

Chi non hai mai anche solo pensato di far fuori il proprio capo? Chi non ha mai covato la segreta speranza che il titolare non si presenti mai più sul posto di lavoro, lasciando così i dipendenti sguazzare in una crogiolante beatitudine? Appunto. Come ammazzare il capo... e vivere felici parte proprio da questo spunto: 3 amici trentenni si trovano a fantasticare su come potrebbe essere migliore la loro esistenza lavorativa senza il loro boss (detto tra noi il titolo originale è molto più evocativo e non lascia intendere che si tratti di una commediola-manuale su come ottimizzare la nostra realtà, ma coglie nel segno la crudeltà e l'idiozia di alcuni capi-tiranni), e con l'aiuto di un innoquo criminale mettono a punto il "geniale" piano.
Seth Gordon decide di voltare le spalle alla disoccupazione dilagante in cui lentamente stiamo naufragando, concentrandosi invece su un ambiente lavorativo florido dove l'umiliazione e lo schiavismo sono all'ordine del giorno, e a cui tutti devono sottostare per non incappare nel tanto agognato mondo dei non-stipendiati. Già il cast di sole celebrità è un forte segnale che la crisi non comparirà durante tutti i 90 minuti della visione, e per tenere alto il tasso di adrenalina e comicità all'interno di una farsa mossa unicamente da una irrefrenabile pulsione omicida, ma senza cadere in toni splatter o grotteschi, decide di seguire il fortunato esempio di
Una notte da leoni: situazioni imprevedibili, coincidenze strampalate e reazioni a catena sono infatti la ricetta del successo di alcuni recenti film dall'aria vagamente misogina ma pur sempre divertenti.
L'impetuosa verve comica del film ruota intorno alla sfavillante interazione dei 3 protagonisti, ai vivaci dialoghi di botta e risposta a cui danno vita dimostrandosi all'altezza delle star che brillano sullo sfondo, come se tutto fosse semplicemente frutto di una loro spontanea improvvisazione, come se il terzetto fosse all'attivo da anni e questa non fosse che l'ennesima prova a cui sono stati chiamati.
Al centro del film c'è quindi l'uomo medio, con i suoi sogni e le sue speranze, colmo d'illusioni circa la meritocrazia e i diritti inalienabili, ma che per un crudele scherzo del destino non trovano un riscontro, e mai lo troveranno se il capo rimane lo stesso. La convinzione che l'eliminazione del boss sia la chiave di tutto regge per l'intera proiezione del film, anche se una volta accese le luci sappiamo perfettamente che ci vuole ben altro per alleviare i nostri problemi, ma almeno per una buon'ora e mezza ci siamo abbandonati alle risate e abbiamo avuto l'opportunità di ammirare una Jennifer Aniston erotomane e sboccata, che nulla ha da invidiare a un Colin Farrel versione cocainomane-sfigato e col riporto.

venerdì 19 agosto 2011

...quel 24 marzo 1984...

Don't you (forget about me) dei Simple Minds passa alla radio e mi viene una sola voglia: riguardarmi The Breakfast Club sdraiata sul divano in totale solitudine. Molti l'hanno definito il manifesto degli anni '80, ed effettivamente è probabilmente il film che più di altri è riuscito a rappresentare efficacemente quei magici dieci anni.
Non solo per la classica storia adolescenziale (diverse pellicole avevano in precedenza trattato questo tema) ma soprattutto per il modo di enfatizzare e portare all'attenzione argomenti quali il disagio famigliare, l'alcoolismo, la violenza sui figli, la non considerazione, i problemi di socializzazione, l'eccessivo e dannoso interventismo da parte dei genitori. Prima di
questo film i ragazzi rappresentati nei "teen movie" erano sì desiderosi di avere le prime esperienze sessuali ed amorose (Tom Cruise in Risky Business, la stessa Molly Ringwald in Sixteen Candles) ma non avevano conosciuto gli stessi problemi dei ragazzi del The Breakfast Club. Si è quindi avuta una maturazione nella scelta di cosa parlare e specialmente come trattarlo.
Questo è il grande merito di John Hughes, regista del film, che con una sceneggiatura scritta in soli due giorni è riuscito a mettere a nudo le problematiche dei teenagers di trent'anni fa, da lui saggiamente catalogati come ATLETI, PRINCIPESSE, CRIMINALI, CERVELLI e SVITATE, come a voler indicare che nella vita si corre sempre il rischio di rimanere intrappolati in una determinata categoria, ma che questa non deve necessariamente rimanere la nostra a vita. Ecco quindi che a distanza di svariati lustri, un film erroneamente etichettato come commediola adolescenziale può invece rivelarsi utile per tutti quei giovani d'oggi che, al contrario di altri, non hanno avuto la fortuna di crescere in una decade che metteva le ansie giovanili al centro di una buona fetta dell'industria cinematografica.

venerdì 12 agosto 2011

MONUMENTI IN LETARGO


Ultima estate per salire in cima al monumento simbolo della Grande Mela, almeno fino al 2013. "Lady Liberty", la statua simbolo di New York e degli Stati Uniti, si rifà il trucco: infatti dal 29 ottobre (ovvero il giorno dopo il suo 125esimo compleanno) verrà chiusa al pubblico per i tanto attesi restauri che dovrebbero terminare nel giro di un anno rendendola così più bella, ma soprattutto più sicura. Già dopo gli attacchi dell'11 settembre 2000 il governo federale decise di chiudere l'accesso alla Statua della Libertà, considerando che in caso di emergenza i soccorritori non sarebbero stati in grado di intervenire adeguatamente.
Detto fatto, dopo tre anni di lavori e 6,7 milioni di dollari di investimento furono quindi riaperte al pubblico la base e la terrazza, e finalmente il 4 luglio del 2009 si aggiunse anche la corona. Ora è tempo però di completare quei lavori con altri 27,25 milioni di dollari per
ampliare finalmente i dispositivi di sicurezza anti-incendio, nonché per ammodernare gli equipaggiamenti elettrici e meccanici. "Ora è sicura, ma lo sarà molto di più quando avremo finito", ha affermato David Luchsinger, sovrintendete del monumento e di Ellis Island, citato oggi dal New York Times. Altre fonti ufficiali assicurano che l'accesso al pubblico sarà riaperto entro il 126esimo anniversario dell'inaugurazione, che avvenne il 28 ottobre del 1886.
Nel frattempo
Liberty Island
, dove sorge il monumento, continuerà ad accogliere i visitatori che vorranno vedere da vicino l'icona del sogno americano, seppur senza poterla visitare dall'interno, ma per realizzare del tutto il tanto agognato desiderio sarà sufficiente tornare tra una dozzina di mesi o poco più.