martedì 2 febbraio 2010

IL NON-FASCINO DELLA BELLEZZA ROBOTICA


WebUrbanist ha da poco stilato una classifica delle 15 oscenità "made by Photoshop", dimostrando che il fotoritocco spesso e volentieri peggiora uno scatto anziché migliorarlo. Già perché tra gambe che scompaiono, visi che si accorciano e mani che spuntano dal nulla, le copertine sono ormai un tripudio di extraterrestri deformi e innaturali, decisamente più adatti ad una rivista fantascientifica che non alle pagine glamour e patinate di Vogue.
Un chiaro manifesto per una società complessa e pretenziosa come la nostra, ma la cui complessità segue comunque una linearità scialba e banale, che ci impone un modello unico al quale conformarci e al quale troppo spesso aderiamo senza porci la minima domanda, come degli automi degni di un film di Spielberg, dimostrando la fondatezza del connubio PLASTICITA'/BELLEZZA: sono bello perché sono plastico, e solo mostrandomi tale riesco ad apparire bello. Il rischio è che un po' alla volta non si tratta più della maniera nella quale ci mostriamo, ma di come realmente stiamo diventando, seguaci di una moda plastica e manierista a cui i divi del cinema fanno da capostipiti.
I commenti positivi sul corpo nudo della modella di turno non si contano più nonostante l'ovvia sproporzione tra il suo girovita da vespa e il segno prosperoso a cui fanno da contrappeso le braccia di una undicenne, ed ecco che questa evidente disarmonia inspiegabilmente ci piace. Che il gusto non ci appartenga più? Non esattamente. Il senso estetico non si è allontanato da noi, siamo solo di fronte ad un radicale capovolgimento che ci fa piacere obbrobri spaventosi, tali non perché brutti e diversi, ma perché tutti uguali e innaturali.

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