venerdì 11 gennaio 2013

Un invisibile FIL ROUGE





   Il sodalizio artistico che si venne ad instaurare tra la scrittrice di romanzi Daphne du Maurier e il regista britannico Alfred Hitchcock è durato poco meno di venticinque anni (è infatti questo l'arco di tempo che intercorre tra i film Jamaica Inn - La taverna della Giamaica, 1939 - e The Birds - Gli uccelli, 1963), ma lo spettatore quando vede la prima e l'ultima pellicola adattate da un romanzo maurieriano ha l'impressione che sia trascorso un intervallo maggiore.
Il rapporto che si istituì tra i due grandi maestri del brivido può indubbiamente essere annoverato come legame di mutua notorietà, essendo l'uno al contempo il punto di partenza e di arrivo dell'altro. Pensando a Rebecca (Rebecca la prima moglie, 1938) ci troviamo davanti ad un caso letterario di grande impatto, essendo stato scelto come il romanzo più letto nel 1938 (anno della sua pubblicazione), e il fatto stesso che Hitchcock lo scelga come soggetto del suo primo film statunitense dimostra il notevole effetto che ebbe sul pubblico. La proiezione di tale pellicola nelle sale cinematografiche due anni dopo spinse gli spettatori a trasformarsi in lettori, e gli amanti del romanzo furono incuriositi dalla recente trasposizione filmica. Differente fu la sorte di The Birds, acclamato come il più indecifrabile e spettacolare film del regista, ma tra i milioni di persone che hanno avvertito il desiderio di vederlo solamente una minima parte è in grado di ricondurre il soggetto ad un racconto della scrittrice britannica, che si avventura nell'esplorazione della dicotomia esistente tra cattività e addomesticamento.
Questo legame a doppio senso è largamente riscontrabile ancora oggi, ma bisogna tenere presente che nonostante l'apparenza ogni capolavoro a cui la du Maurier e Sir Alfred hanno sapientemente saputo dare vita è e rimane un'opera a sé, accuratamente racchiusa in un cerchio che con la giusta padronanza è però possibile schiudere, riconducendola così al pauroso mondo in cui hanno sempre abitato questi due riconosciuti talenti britannici.
Nonostante la popolarità del regista sovrasti di gran lunga quella della scrittrice, non bisogna dimenticare che la notorietà che egli riscosse fu in gran parte frutto delle trame escogitate dalla romanziera, senza la quale il misterioso rapporto tra i sessi costantemente disturbato dai fantasmi passati non avrebbe visto la luce. Tale indebita omissione è prevalentemente riconducibile alla società visiva in cui ci ritroviamo a vivere passivamente, accontentandoci troppo spesso di vedere scorrere le immagini davanti a noi, dimenticando che in genere i fotogrammi che popolano i nostri occhi nascono come opere letterarie, il cui accesso è possibile solamente se ci poniamo come parte attiva del processo.
Ecco perché ogni volta che ci ritroviamo comodamente adagiati sulle poltroncine di un cinema non dobbiamo dimenticarci che dietro alla schermo c'è un regista, e dietro il regista c'è una trama, e dietro alla trama molto spesso c'è un libro. Un libro che non è né meglio né peggio, però è pur sempre il punto di partenza, e i tre romanzi nati dalla fervida mente di questa dama dell'ordine dell'impero britannico, da cui Hitchcock trasse altrettanti indimenticabili lungometraggi, ne sono un brillante esempio.

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